Patrick Dalzotto, studente della quinta
Periti Meccanici presso la sezione associata di Racconigi dell’Istituto
d’Istruzione Superiore “Arimondi–Eula”, ha vissuto un’avventura davvero
straordinaria: ha avuto l’opportunità di effettuare uno stage estivo in Africa,
lo scorso agosto. Egli infatti ha preso parte alla realizzazione di un Progetto per la costruzione di un generatore
micro-eolico a Jambiani, nell’isola di Zanzibar. Abbiamo intervistato Patrick
per conoscere direttamente da lui tutti i risvolti di un’esperienza così
coinvolgente.
Puoi raccontare in breve di che
progetto si tratta?
Il progetto consiste nella
costruzione di una pala eolica, la quale ha lo scopo di estrarre l'acqua da un
pozzo situato nel paese di Jambiani sull'isola di Zanzibar.
Come sei venuto a conoscenza della
possibilità di partecipare all’iniziativa?
A mio avviso sono stato molto
fortunato, perché sono venuto a conoscenza del progetto direttamente a scuola,
tramite il mio ex professore di meccanica, Mario Milanesio.
Hai dovuto affrontare qualche
difficoltà?
La difficoltà più grossa è stata che
alla data della partenza io ero ancora minorenne e quindi c'era tutto il
problema relativo alla mia tutela. Sono stato però molto fortunato. In primo
luogo perché ho una zia che era molto interessata ad un viaggio di questo tipo e
che quindi mi ha potuto accompagnare. Purtroppo lei poteva rimanere solo 2
settimane e non per tutta la durata del progetto. Il secondo colpo di fortuna è
che io sono diventato maggiorenne il 3 agosto e mia zia aveva il volo per
tornare in Italia il 4 agosto quindi si sono risolti tutti i problemi sulla
tutela per i restanti 15 giorni.
I tuoi genitori erano contenti di
lasciarti partecipare al progetto ZanziVENTO?
I miei genitori erano subito un po’
titubanti ma si sono rivelati molto pazienti e fiduciosi accettando che io
partecipassi a questo viaggio. Non smetterò mai di ringraziarli.
Come trascorrevi le tue giornate?
Le mie giornate erano sempre
occupate per la maggior parte del tempo dalla costruzione del progetto. Le
prime due settimane le abbiamo passate a studiare il vento per mezzo di un
anemometro e a cercare i materiali per il progetto nei negozi della città
chiamata Stone Town. Le ultime 2 settimane sono state le più impegnative: ora
che avevamo i materiali era necessario costruire e lavorare sodo per ultimare
il progetto. Inoltre facevo volentieri qualche partita a calcio con i bambini
locali o giocavo con loro a rincorrersi sulla spiaggia. Mi divertivo tanto a scoprire
il modo che hanno di giocare e divertirsi i bambini africani.
Dal punto di vista umano, che cosa
ti è rimasto nel cuore di questa esperienza africana?
Il sorriso dei
bambini, il tramonto, la fratellanza e la semplicità che hanno nel loro modo di
vivere sono le cose che mi porterò di più nel cuore. Ho imparato ad apprezzare cose
che noi diamo per scontate come la luce, l'acqua in casa, il gas, la
benzina, i computer, internet, televisioni...ecc. Non potrò mai dimenticare una
esperienza di questo valore.
Ti manca l’Africa?
Se dicessi no sarei un bugiardo. Ma
mi manca come quando si saluta un amico: non è un addio, ma un semplice arrivederci!
Consiglieresti questa esperienza ai
tuoi coetanei?
Io la consiglierei a tutti perché
aiuta a conoscere se stessi ed è anche un modo per vedere una realtà di cui non
si parla. Se avete la possibilità prendete quell'aereo, fatelo e andate a
vedere: ne vale proprio la pena!
Per
ulteriori informazioni consultate il blog sul ventolone, basta scrivere su
google ventolone e vedrete passo dopo passo quello che noi abbiamo costruito.